Hanno distrutto i colori delle statue antiche, ecco spiegata la ragione.
Chi copia statue greche e romane non usa colore, ma le fa tutte bianche, perché, visto che non lo erano affatto?
Le statue greche e romane erano policrome.
Interamente dipinte con colori accesi, lo dicono pure Platone e Plinio il Vecchio e se non crediamo a loro osserva le tracce di colore ritrovate sul Partenone nel XVIII secolo.
E allora perché ci ostiniamo a ricopiarle senza il colore?
Anticamente il colore era imprescindibile come le mele sulla torta della nonna.
QUINDI CHE COSA E’ SUCCESSO?
Nell’antichità il rapporto con gli Dei era espresso con i colori, più erano accesi più il rapporto tra uomo e Dio risultava forte.
Con il tempo, senza una giusta manutenzione, i colori sparirono e con l’arrivo del Cristianesimo ogni traccia di colore fu cancellata.
Quando nel Rinascimento si scoprono copie di statue romane perdute interamente bianche, senza colore, si pensò che anche nell’antichità tutte le statue dovevano essere rigorosamente monocromatiche.
Un falso storico che già nel XVIII secolo fu rilevato grazie ai ritrovamenti di statue colorate durante gli scavi archeologici.
E quindi?
Gli archeologi negarono per malafede i colori delle statue, (forse cromofobici?).
Le videro colorate e le descrissero, ma immediatamente le riprodussero in gesso, inviandole alle esposizioni universali per dimostrare l’attendibilità dell’ incolore, erano tutte e solo bianche.
Mi viene da pensare che riprodurre una statua a colori fosse alquanto faticoso e forse troppo costoso. Una convenienza che falsifica la realtà, ma ovviamente la semplifica.
In Europa si negò il colore perché il bianco è politico, Arthur De Gobineau ha teorizzato la superiorità bianca nel 1853, il bianco delle statue è sinonimo di superiorità sugli altri popoli, propaganda prontamente utilizzata da Hitler molti anni più tardi.
Tralasciando la storia, ancora oggi le statue sono comunque riprodotte bianche, ma grazie alle tecnologie moderne, come i raggi X, si stanno scoprendo macchie di colore che non possono più essere negate.
Non sappiamo la tecnica con la quale venissero dipinte e gli studiosi d’arte sono impegnati a cercare talenti che possano aiutarli a scoprire i segreti dei pittori dell’antichità.
Per il momento le statue resteranno bianche, ma tu come reagiresti se vedessi la Pietà di Michelangelo dipinta con colori accesi?
ciao alla prossima
Stefania Doimo Zilio
Terminata da pochi giorni Artissima a Torino, il mondo dell’arte italiana inizia a prepararsi per la prossima fiera in programma. Dal 24 al 26 gennaio 2020 infatti sarà la volta di Arte Fiera, giunta alla sua 44esima edizione e diretta, per il secondo anno, da Simone Menegoi. Svelate già alcune novità della prossima edizione, a partire dalle nuove sezioni fino all’elenco delle gallerie partecipanti.
Subentrato dopo il biennio di direzione di Angela Vettese (in questo articolo trovate un sunto della storia di Arte Fiera degli ultimi anni, dalle dimissioni di Vettese fino alla nomina dell’attuale direttore), Simone Menegoi nel 2019 ha apportato alcune ma evidenti novità alla fiera, che noi di Artribune abbiamo valutato positivamente: la decisione di fare esporre alle gallerie un massimo di tre artisti, il miglioramento del layout della fiera, la sezione Fotografia e immagini in movimento (che torna anche nel 2020 sempre curata da Fantom) affiancata alla Main Section.
Tra le novità previste nel 2020 è Pittura XXI, sezione dedicata alla pittura e alle sue figure figure emergenti e mid-career a livello nazionale e internazionale. A curare Pittura XXI è il critico e curatore indipendente Davide Ferri, e tra le gallerie partecipanti sono anche le straniere Bernhard Knaus di Francoforte e Arcade di Londra. Altra novità è anche Focus, sezione dedicata all’arte della prima metà del XX secolo e ai Post-war masters, con una selezione di proposte il cui criterio varierà di anno in anno a seconda del curatore invitato. La prima edizione di Focus è affidata alla critica, curatrice e storica dell’arte Laura Cherubini, nota per i suoi contributi allo studio dell’arte italiana degli anni Sessanta e Settanta e insegnante-icona a Brera. Arte Fiera quest’anno conta della presenza di oltre 130 gallerie, alcune delle quali tornano nuovamente a partecipare alla fiera; tra queste, Giorgio Persano (Torino), Galleria Fonti (Napoli), Galleria d’Arte Maggiore G.A.M. (Bologna), FPAC – Francesco Pantaleone Arte Contemporanea (Palermo-Milano), A arte Invernizzi (Milano), Ex Elettrofonica (Roma), Otto Zoo (Mi- lano), The Gallery Apart (Roma), 1/9unosunove arte contemporanea (Roma).
Sarà una delle esperienze più belle mai viste.
Il gioco di luci riflesse sull’acqua non potranno che incantare soprattutto quando riflesse ci saranno le opere d’arte dei più grandi pittori della storia.
La data prevista per l’apertura del centro d’arte tutta digitale è aprile. Per poter visitarlo devi andare a Bordeaux, in Francia.
LUCE E ACQUA GLI EFFETTI PER L’ARTE DI KLIMT
Camminando lungo una passerella di 4 piscine giganti potremmo ammirare la proiezione di opere d’arte riflesse sull’acqua. Una base sottomarina si trasforma in un museo ospitando il più grande e imponente centro di arte digitale al mondo.
La mostra si chiamerà “Bassins de Lumières” e come dice Bruno Monnier, presidente di Culturespaces, l’impresa francese che ha realizzato il progetto, “I visitatori vivranno esperienze audiovisive indimenticabili in un ambiente unico, un luogo di condivisione della cultura aperto a tutti”
“Il bacio” di Gustav Klimt si specchierà in vasche di luce, finendo letteralmente sott’acqua. Attesi migliaia di turisti, secondo gli organizzatori.
Stefania Doimo Zilio
Ci risiamo: si stava meglio quando si stava peggio!
Dato che l’interesse per l’arte è ancora elitaria, bisogna porre rimedio partendo dal basso.
Perché possa interessare e rinvigorire il fuoco della passione, si deve ricominciare dai più piccoli.
Una raccolta di figurine per imparare la storia dell’arte.
E’ questo il progetto della società Wizart che con la casa editrice La Spiga Edizioni ha pensato di riproporre un metodo che un tempo si è dimostrato essere il più avvincente per aumentare la conoscenza attraverso un gioco educativo.
L’idea è di coinvolgere i genitori in questa nuova raccolta, far conoscere attraverso il divertimento il mondo dell’arte e le nostre meraviglie apprezzate in tutto il mondo.
Si chiamerà ARTONAUTI ed è pensato per bambini dai 7 agli 11 anni, anche se a dir il vero non nego che l’idea potrebbe essere utile a molti adulti.
Sarà in edicola il 15 marzo e vedrà protagonisti tre personaggi Ale, Morgana e il cane Argo.
Si viaggerà nel tempo alla scoperta dei grandi capolavori dell’arte e dei grandi artisti della storia che parte dalle grotte di Lascaux, attraverso gli egizi, i greci e i romani, per arrivare al Novecento passando attraverso l’arte di Giotto, del Rinascimento con Botticelli, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, degli impressionisti, di Van Gogh.
Le figurine comporranno dipinti, affreschi, sculture, svelandone i particolari, e oltre alle figurine, aneddoti, giochi, indovinelli curiosità sulla storia dell’arte e pittori e scultori, così i bambini avranno l’opportunità di cominciare a imparare la storia dell’arte giocando e divertendosi.
Daniela Re insegnante e mediatrice culturale, che insieme a Marco Taratella ha sviluppato il progetto racconta:
“Credo che la forza di Artonauti risieda proprio nella storia personale di un’insegnante che ha imparato il mestiere sul campo. Artonauti vuole scardinare il pregiudizio che l’arte sia un argomento troppo difficile per i bambini, proponendo un gioco educativo, intelligente e divertente
Si è appena conclusa la mostra d’arte PASSATO PRESENTE FUTURO organizzata da Rhetie in uno spazio chiamato Cantiere Creativo non a caso.
I riflettori si sono accesi sulle 10 artiste + 1 già al vernissage di sabato 30 novembre quando una gremita folla ha invaso le sale della mostra d’arte tutta al femminile con l’unico ospite d’eccezione il nostro Roberto Montanari.
Coloro che amano osservare al di là dell’apparenza hanno trovato l’occasione di riflettere sulla relazione che lega il desiderio di sperimentare le diverse tecniche di pittura con l’esperienza realmente formativa della vita.
E’ indubbio che l’esposizione PASSATO PRESENTE FUTURO abbia rappresentato un formidabile arricchimento culturale, offrendo la possibilità di osservare con un’ottica diversa le opere e la storia dell’arte contemporanea.
Possiamo davvero capire il passato se lo osserviamo con gli occhi del presente?
Non è sufficiente per essere compreso, dovremmo provare a viverlo come fosse il nostro presente, sentendo le emozioni dei protagonisti, comprendendo le scelte che hanno fatto e in che modo decidevano di esprimerle.
La storia dell’arte si è sempre alternata tra concessioni e restringimenti, si guardava indietro per osservare il passato e di fronte per afferrare il futuro.
Molti sono gli artisti che apprendevano da opere già fatte, altri che sperimentavano strategie rischiose in nome di una libertà d’espressione che spiegava bene il momento in cui vivevano.
Nulla è mai stato statico, esiste solo un’evoluzione progressiva, una successione temporale di avvenimenti che si cerca di collegare per spiegare il periodo storico.
Passato Presente Futuro ha messo in luce la continuità dell’arte, il valore di ogni opera come bene su cui investire per il futuro.
INVESTIRE SULLE ARTISTE DONNE E’ LA SCELTA DEL FUTURO
Se è il presente che detta le regole interpretative del passato e che ci pone le basi per uno sviluppo futuro, per crescere dobbiamo investire in cultura, non c’è ombra di dubbio, oggi l’arte è vista come la prima forma di investimento più fruttuosa perché considerata un bene rifugio per eccellenza.
Rhetie con questa mostra ha voluto mettere in luce il significato di “arte contemporanea” la magia del saper parlare al cuore delle persone qualunque sia il linguaggio con cui lo si immortali.
Noi di Rhetie esponiamo arte e vendiamo arte che sia per te passato presente o futuro.
Dal 30 novembre all’8 dicembre in Via Rossini 5 a Vicenza sarà in scena la mostra di pittura PASSATO PRESENTE FUTURO organizzata da Rhetie.
Organizzata da Rhetie di Vicenza questa mostra è una riflessione sulla contemporaneità, sull’arte che si può definire moderna quanto innovativa, che parla e vive la nostra epoca con le sue meraviglie e le sue paure.
Bianca Beghin, Claudia Bortolami, Elena Cappelletto, Carlotta Castelletti, Michela Gioachin, Elisabetta Maistrello, Sandra Menoia, Mariagrazia Minto, Mirella Scotton, Ilaria Sperotto sono le protagoniste della mostra.
Quello che vedremo nella mostra PASSATO PRESENTE FUTURO organizzata da Rhetie di Vicenza è una riflessione sulla femminilità espressa da chi la celebra nelle diverse forme di pittura.
50 le opere esposte in cui si documenta l’espressione artistica contemporanea dedicata alla donna e alla natura.
PERCHE’ UNA MOSTRA TUTTA AL FEMMINILE?
In tutte le epoche, le opere prodotte dalle donne sono state quasi invisibili, per sublimare i capolavori delle artiste come Artemisia Gentileschi, Frida Kahlo o Rosalba Carriera abbiamo dovuto attendere la fine degli anni ’70 quando qualcuno accortosi di loro ha pensato di rendere loro omaggio.
Un controsenso divario tra la presenza ossessiva del corpo femminile sulle tele, soggetto prediletto di quasi tutti gli artisti nei secoli e lo sparuto gruppo di artiste che hanno spiccato il volo.
E per dirla tutta anche il messaggio che viene proposto è ambivalente: donna come espressione angelica quanto tentatrice e diabolica. Nulla di nuovo certo, ma pensa a quanti spunti abbiamo dato agli artisti.
LE COSE STANNO CAMBIANDO E TI SPIEGO PERCHE’
Questo periodo storico innalza il valore della donna forse come mai nei tempi passati, noi di Rhetie non facciamo differenza, o forse un po’ sì.
Come in vari campi dove stanno dimostrando di essere capaci quanto e delle volte più degli uomini, anche nell’arte le donne dicono la loro e si interrogano sulla propria identità, fanno emergere la loro creatività e l’arte femminile fermenta.
Appaiono le prime rivoluzioni sulla tela dove la stessa donna crea una visione diversa dell’immagine stereotipata cui gli uomini ci hanno abituato.
Le donne si spogliano senza togliersi gli abiti e sulla tela dipingono la loro essenza, i loro pensieri, le loro indecifrabili emozioni.
Le artiste della mostra PASSATO PRESENTE FUTURO indagano il mistero della femminilità, mettono in luce le inquietudini, le loro sofferenze, i loro piaceri con una delicatezza estrema, anche quando il grido più forte di dolore si sprigiona solo sulla tela.
Ciò che la donna potrà dare nell’evoluzione umana è inestimabile, sarà protagonista della storia con reale beneficio per il genere umano, lo sappiamo e lo vediamo ogni giorno.
Questa mostra è un punto di partenza, un esempio che anche nell’arte la donna insegna, dialoga con lo spettatore e lo conquista.
Lo sguardo corretto che devi avere osservando queste opere è il messaggio dietro ogni soggetto, l’emozione tramutata in colore, il sentimento che sprigiona ogni tratto sulla tela.
IL NOSTRO + 1 E’ UN ARTISTA
Rhetie ha voluto dare omaggio a un artista molto conosciuto, un uomo che ha fatto la storia in Spagna ma che a Vicenza ha messo radici.
Lui è Roberto Montanari alias “El pintor de los toros”
E c’è di più: il 6 dicembre alle 19.00 ci sarà la presentazione del libro ” Cuore in Trappola” di Stefania Doimo Zilio, un altro modo per riflettere sulla violenza della donna e la dipendenza affettiva di cui il libro parla.
Con l’augurio che questo sia solo l’inizio di un cammino di successi per le donne, resta informato continuando a seguirci sulla pagina facebook di Rhetie o sul sito www.rhetie.it
PS: Durante la mostra si potranno acquistare le opere
Rhetie
Dal 30 novembre all’8 dicembre in Via Rossini 5 a Vicenza sarà in scena la mostra di pittura PASSATO PRESENTE FUTURO organizzata da Rhetie.
Organizzata da Rhetie di Vicenza questa mostra è una riflessione sulla contemporaneità, sull’arte che si può definire moderna quanto innovativa, che parla e vive la nostra epoca con le sue meraviglie e le sue paure.
Bianca Beghin, Claudia Bortolami, Elena Cappelletto, Carlotta Castelletti, Michela Gioachin, Elisabetta Maistrello, Sandra Menoia, Mariagrazia Minto, Mirella Scotton, Ilaria Sperotto sono le protagoniste della mostra.
50 le opere esposte in cui ad emergere è senza dubbio l’espressione artistica contemporanea dedicata al femminile.
Le artiste della mostra PASSATO PRESENTE FUTURO indagano il mistero della femminilità, mettono in luce le inquietudini, le loro sofferenze, i loro piaceri con una delicatezza estrema anche quando il grido più forte di dolore si sprigiona sulla tela.
Ciò che la donna potrà dare nell’evoluzione umana è inestimabile, sarà protagonista della storia con reale beneficio per il genere umano e questo lo vedranno solo i posteri.
Questa mostra è un punto di partenza, un esempio che anche nell’arte la donna insegna, dialoga con lo spettatore e lo conquista.
Restando in tema, Rhetie ha voluto inserire nella collettiva un giorno evento con la presentazione del libro “Cuore in Trappola” della scrittrice Stefania Doimo Zilio alle ore 19,00 di venerdì 6 dicembre con la conduzione della giornalista Paola Mazzocchin e con l’intervento della psicologa psico terapeuta Elena Santomartino si affronteranno i temi scottanti della violenza psicologica nel rapporto di coppia.
IL NOSTRO + 1 E’ UN ARTISTA
Rhetie ha voluto omaggiare un artista molto noto, un uomo che ha fatto la storia in Spagna e che a Vicenza ha messo radici.
Lui è Roberto Montanari alias “El pintor de los toros”
Le opere esposte appartengono ad una collezione privata.
PASSATO PRESENTE E FUTURO IN BREVE
ESPOSIZIONE dal 30 novembre all’8 dicembre
DOVE Via Rossini 5 Vicenza
VERNISSAGE 30 novembre alle ore 17.30
ORARI APERTURA MOSTRA
1 /2 / 3 / 4 / 5 dicembre solo su appuntamento +39 348 335 9581
Venerdì 6 dicembre dalle 10.30 alle 22.00 PRESENTAZIONE LIBRO Cuore in Trappola alle ore 19.00
Sabato 7 e domenica 8 dicembre dalle 10.30 alle 18.00
CONTATTI
tel +39 348 335 9581
mail wm@rhetie.it
Visitabile nei nuovi spazi espositivi del Museo Antoniano alla Basilica di S. Antonio di Padova, dal 4 ottobre al 10 novembre 2019, l’esposizione è curata dal collezionista e studioso di storia della fotografia, Giuseppe Vanzella e coordinata da Alessandro Borgato consulente della Veneranda Veneranda Arca di S. Antonio, curatore delle raccolte artistiche e consulente per la Pontificia Biblioteca Antoniana
PADOVA – “Padova Sacra. Arte architettura, religiosità e devozione popolare nell’immagine fotografica, 1850-1931” è la mostra realizzata all’interno di “Photo Open Up”, Festival Internazionale di fotografia, organizzata dalla Veneranda Arca di S. Antonio in collaborazione con la Pontificia Basilica di S. Antonio, il Museo Antoniano, con il patrocinio del Comune di Padova, e curata dal collezionista e studioso di storia della fotografia Giuseppe Vanzella.
Come spiega l’Avv. Emanuele Tessari, Presidente capo della Veneranda Arca di S. Antonio “l’obbiettivo che si è da subito prefissato il Collegio di Presidenza è stato quello di promuovere l’immagine della Basilica di Sant’Antonio di Padova come luogo d’arte unico al mondo”. La mostra dunque oltre ad “avvicinare le persone all’arte della fotografia”, permette al tempo stesso “di scoprire le bellezze di Padova”.
“Questa mostra – racconta il Dott. Alessandro Borgato, consulente della Veneranda Arca di S. Antonio, curatore delle raccolte artistiche e consulente per la Pontificia Biblioteca Antoniana – è l’ideale continuazione del percorso tracciato dalle precedenti esibizioni ‘Il Santo com’era’ e ‘Vincenzo Coronelli nelle raccolte delle Pontificia Biblioteca Antoniana’, entrambe organizzate dalla Veneranda Arca di S. Antonio. Dopo aver trattato e valorizzato l’antica arte della stampa e l’affascinate arte incisoria, ‘Padova Sacra’ riparte laddove si era fermata la mostra ‘Il Santo com’era’, ovvero dalla metà del XIX secolo e da questa nuova arte, la fotografia appunto, che per certi aspetti integra e in parte sostituisce l’arte incisoria. Lo sguardo soggettivo dell’artista incisore lascia spazio alla visione oggettiva e documentale dello strumento fotografico e alla sensibilità del fotografo che lo trasforma in arte”.
Il percorso espositivo offre la possibilità di ammirare rare immagini originali, provenienti sia da collezioni pubbliche che private, di eccelse personalità della storia della fotografia italiana. Tra questi spiccano: Domenico Bresolin (1813-1899), Carlo Naya (1816-1882), Luigi Borlinetto (1827-1904), i fratelli Alinari, Costante Agostini (1857-1941), Francesco Bonaldi (attivo tra il 1852 e 1880 circa), Pietro Poppi (1833-1914), Arturo Pospisil (1868-1924), Vito Malaguti (1847-1916) e Luigi Fiorentini (1847-1901).
“In questi ottanta anni la fotografia si è dimostrata uno strumento indispensabile di ricerca artistica e di documentazione storica – evidenzia Giuseppe Vanzella, curatore della mostra – lasciando alla nostra contemporaneità il ruolo importante di archiviazione, gestione e studio di tutto il materiale di immagini faticosamente (e fortunatamente) depositato negli archivi pubblici e privati. Sta a noi comprendere quanto solo un’attenta analisi critica di tutto quello che è stato può garantirci la salvaguardia della nostra identità e, nella certezza del nostro migliorarci, poter garantire un sereno e proficuo destino futuro”.
“Nel documentare un tempo che è sempre passato rispetto a quello corrente già nel momento stesso dello scatto – scrive Vittorio Sgarbi nell’introduzione al catalogo – la fotografia testimonia con implacabile, crudele franchezza l’inevitabile transitorietà delle nostre vite. Le fotografiche ombre umane, oggi così ignare, se ne facciano una ragione: la forza del “fare massa” su cui tanto confidano adesso non sarà in grado di impedire domani che ci si possa dissolvere come fumo nel vento. Rimarrà invece Padova, più o meno come la vediamo nelle fotografie. C’è da metterci la mano sul fuoco”.
Vademecum
Padova Sacra
Arte, architettura, religiosità e devozione popolare
nell’immagine fotografica (1850-1931)
04 ottobre – 10 novembre 2019
Museo Antoniano – Salette
Basilica del Santo,
Piazza del Santo 11, Padova
Ingresso libero e gratuito
Vernissage, venerdì 4 ottobre, ore 18.30
Per informazioni
www.arcadelsanto.org
E’ record per Banksy da Sotheby’s a Londra, dove la sua opera “Devolved Parliament” è stata battuta alla cifra di 11,1 milioni di euro. La tela monumentale (276 x 446 centimetri), realizzata 10 anni fa dall’artista britannico, da Sotheby’s ha scatenato una battaglia tra 10 potenziali acquirenti di ben 13 minuti di offerte ai telefoni e in sala.
L’opera inizialmente era stata intitolata “Question Time” per poi essere ribattezzata “Parlamento devoluto”, vale a dire “in regressione”. Sette mesi fa, alla vigilia dell’iniziale data fissata per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, il 29 marzo 2019, fu proprio Bansky a scrivere a proposito del quadro: “E’ stato realizzato 10 anni fa. Il museo Bristol lo ha rimesso in mostra per marcare il giorno della Brexit”.
Ed oggi in effetti risulta quanto mai attuale. La vendita dell’opera, che raffigura l’aula parlamentare inglese popolata di scimmie, arriva infatti proprio dopo le controverse 5 settimane di chiusura della Camera dei Comuni, ordinata dal premier britannico Boris Johnson e poi dichiarata illegittima dalla Corte Suprema, mentre per la Brexit incombe una nuova, imminente scadenza, quella del 31 ottobre.
Spiega il responsabile europeo dell’arte contemporanea di Sotheby’s, Alex Branczik: “Banksy è un moderno Voltaire, che affronta le questioni scottanti quotidiane con caustico ingegno ed una satira mordente ma con un tocco di leggerezza ed una ironia visiva tale da sintetizzare le più intricate situazioni politiche in un’unica solo apparentemente semplice immagine, prontamente condivisibile nella nostra era dei social media”.
Per “Devolved Parliament” la stima era inizialmente compresa tra 1,5 e 2 milioni sterline. Il precedente record per un’opera di Banksy è stato di 1,87 milioni di dollari, per il dipinto “Keep it Spotless”, venduto a New York, sempre da Sotheby’s, nel 2008.
fonte:Artemagazine
Si colleziona di tutto grazie alle menti eccentriche di qualche bontempone, ma questi 8 musei sono i più strambi al mondo.
Vediamoli insieme
The Dog Collar Museum – Leeds (Regno Unito)
Nel medievale Castello di Leeds, il Dog Collar Museum accoglie tra le sue sale una collezione più unica che rara: 130 collari, tutti diversi, appartenuti ai cani dei proprietari del castello oppure giunti qui grazie a donazioni private. Nata alla fine degli anni Settanta in onore dello storico inglese John Hunt per volere della moglie Gertrude, questa particolare esposizione, la più ricca al mondo nel suo genere, racconta oltre cinque secoli di storia a partire dal Quindicesimo secolo. Come in tutti i castelli non può mancare il fantasma che in questo caso, ovviamente, è proprio quello di un cane.
Museo delle relazioni interrotte – Zagabria (Croazia)
E’ il palazzo Kulmer a Zagabria, ad ospitare il Museo delle Relazioni Interrotte, un progetto globale che racconta un viaggio ricco di emozioni, fatto di amore e di perdite, che accoglie tra le sue sale oggetti e storie che le persone hanno voluto condividere. Ci sono anelli, fotografie, biglietti, oggetti legati alla vita quotidiana, come macchinette del caffè, e altri personalissimi, come ciocche di capelli. Dettagli grandi e piccoli che per qualcuno rappresentavano il mondo intero e con i quali, tutto sommato, immedesimarsi è più facile di quanto si pensi. Il museo al momento vanta anche un’altra sede a Los Angeles.
Museo delle fogne – Parigi (Francia)
Il Museo delle Fogne di Parigi (Musée des Égouts in francese) permette di scoprire la città da un nuovissimo punto di vista: quello sotterraneo. L’intero percorso è stato creato per mostrare il funzionamento e l’organizzazione del sistema di scarico della città e per raccontare la sua storia, in particolare dall’epoca napoleonica in avanti, quando nacque la prima rete completamente coperta. Il sottosuolo della città è stato protagonista di eventi storici, come l’inondazione del 1910 causata da un malfunzionamento delle fogne, e letterari, come quelli narrati ne I Miserabili di Victor Hugo: un viaggio completo in un mondo buio e maleodorante per chi non vuole limitarsi ai classici musei come il Louvre o il D’Orsay.
Museo del sesso – Amsterdam (Paesi Bassi)
Il Museo del Sesso di Amsterdam, nato nel 1985 e noto anche come “Tempio di Venere”, è stato il primo museo al mondo a dedicare la sua collezione interamente a questo argomento: un’idea innovativa e controversa che incuriosisce ogni anno migliaia di visitatori. Tra statue, fotografie, video, oggetti di ogni tipo e dipinti, la collezione racconta l’amore carnale e l’erotismo, la loro storia e la loro evoluzione tra passato e presente: lo fa senza porre confini geografici e all’interno di sale che portano i nomi dei grandi seduttori del passato, da Casanova a Rodolfo Valentino. Lo scopo del museo è rompere tabù, mostrare la libertà e l’apertura mentale di alcune civiltà del passato e, dall’altra parte, la chiusura avvenuta in alcuni periodi storici, il Medioevo in primis. È un percorso nella storia e nell’intimità, negli istinti degli esseri umani.
Museo fallologico islandese – Reykjavik (Islanda)
Quella del Museo Fallologico Islandese è forse una delle collezioni più particolari e surreali del mondo: più di 200 organi sessuali maschili appartenenti a 92 specie animali presenti in Islanda o tipici dell’isola, ma ormai estinti. Il tutto nasce da un pene di un toro che il proprietario del museo possedeva fin da bambino: venuti a conoscenza di questo particolare oggetto, amici e conoscenti iniziarono a regalargli quelli di altri animali, tanto da spingerlo a fondare un museo tutto suo. Quando l’esposizione aprì le sue porte nella capitale islandese nel 1997, la collezione contava ben 62 esemplari, saliti oggi a 272 campioni tra organi completi e parziali. Tra orsi polari, balene, foche e tori, ci sono anche quelli di quattro esseri umani, frutto di una donazione certificata.
Sulabh International Museum of Toilets – Nuova Delhi (India)
Fondato nel 1992 a Nuova Delhi, il Sulabh International Museum of Toilets è interamente dedicato a un oggetto tanto utile quanto poco affascinante: il wc. Il museo, fin dalla sua nascita, è gestito dalla Sulabh International, organizzazione sociale che promuove i diritti umani e ambientali, e raccoglie gabinetti provenienti da 50 Paesi diversi oltre che da differenti periodi storici, dal 3000 a.C. al Ventesimo secolo. Il suo scopo è quello di raccontare la storia e l’evoluzione del water, le abitudini delle varie popolazioni del mondo, il modo di utilizzo, ma anche gli aspetti sociali e sanitari che vi ruotano intorno. All’interno del museo ci sono ricostruzioni e pezzi originali, alcuni semplicissimi e altri unici, come quello a forma di libreria oppure l’orinatoio “spaziale” che permette di convertire l’urina in acqua potabile. Un vero e proprio percorso alla scoperta di un oggetto che fa parte della nostra quotidianità e che, a quanto pare, ha moltissime storie da raccontare.
The Momofuku Ando Instant Ramen Museum – Osaka (Giappone)
Il ramen è uno dei piatti tipici giapponesi: un brodo ricchissimo di ingredienti, dai noodle alla carne, passando per pesce e uova, che è parte fondamentale della dieta del Paese del Sol Levante. Per praticità e per venire incontro a chi non ha tempo o voglia di prepararlo in casa, nel 1958 Momofuku Ando inventò il primo ramen istantaneo, all’epoca a base di pollo. Da allora l’invenzione non ha smesso di evolvere e i noodle da riempire di acqua calda o da mettere nel microonde sono disponibili in tantissime versioni. La storia di questo piatto da cinque minuti e il processo di creazione sono raccontati oggi all’interno del Momofuku Ando Instant Ramen Museum di Osaka, che espone confezioni di ogni tipo (oltre 800) e piattaforme interattive che permettono ai visitatori di scoprire ogni dettaglio più da vicino.
contributor: artemagazine