Se vuoi dirlo con classe fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.
Stiamo vivendo un periodo difficile, ogni settore sente la sua crisi e vive nella speranza di tornare alla normalità. Sappiamo però che niente tornerà come prima, forse ciò che ci aspetta sarà migliore. Crisi è opportunità, rinascita, basta saperla cogliere.
Chi riesce ad esprimere al meglio il passaggio della trasformazione è sicuramente l’artista che con la sua creatività e lo spiccato senso di esplorazione traccia emozioni, pensieri e sentimenti sulla tela.
Silvia è una ragazza che vive a Berlino, tatuatrice e pittrice. Ecco la sua verità, il suo momento e il suo pensiero.
Ciao cara Stefania, io sto benone, anche se questo periodo ha portato via molto tempo e persone a noi care, ma la vita va avanti.
Cerco di non demoralizzarmi o lasciarmi prendere dalla paura e seguendo le regole generali porto avanti la mia vita e le mie passioni. Berlino sta soffrendo questo periodo come molte altre città europee: purtroppo molte attività e hanno dovuto chiudere e le piccole imprese e liberi professionisti come me, soffrono della mancanza di entrate fisse.
Devo dire che in questo periodo la mia pittura, il mio stile di tatuaggio si stanno fondendo in una cosa sola. Le astrazioni che dipingo vengono ora riportate su pelle in maniera simmetrica ed ordinata mantenendo però il loro naturale caos.
Posso quindi confermare che la pittura sta superando i suoi limiti “entrando nella pelle“. Corpo e tela diventano la stessa cosa, come anche la mia casa diventa il mio lavoro, poiché non posso eseguire la mia professione di Tatuatrice nel mio studio, ma posso lavorare da casa alle mie pitture che diventeranno poi i tatuaggi che farò.
Come ben sai sì, la pittura esprime un altro livello della realtà che viviamo. Esprimiamo così in arte le nostre emozioni e rappresentiamo ciò che le provoca. Come dici tu, sì, una natura morta può rappresentare un aspetto della politica che stiamo vivendo.
Un simbolo che rappresenti il 2020? Mi viene più da pensare al Kintsugi, arte e filosofia giapponese secondo cui si ripara qualcosa di rotto con qualcosa di prezioso facendo della rottura in una parte della storia dell’oggetto e un punto di forza e bellezza. Abbiamo perso molto quest’anno, persone, speranze e molte cose intorno a noi si sono rotte, ma voglio cercare di concentrarmi ad aggiustare quello che posso con passione. Così vedo questo anno pieno di rotture, ma ognuna di queste aggiustata con forza e bellezza, rendendoci, forse, migliori.
Al momento la figurazione nelle mie opere è quasi svanita, o meglio, viene fuori da un estremo astrattismo: trovo, tra i miei schizzi e tra le linee tracciate con pura emotività. Figure nuove, volti, paesaggi, soggetti che non ricerco, ma che trovano me.
Quando graffio il colore sulla tela e devo aspettarne l’asciugatura, mi capita spesso di vedere cose che non ho intenzionalmente disegnato: una delle ultime è un volto che sembra il mio E mentre urlo. Ricordo che quando l’ho visto ho pensato “wow sembra che la tela voglia dipingere me”. O meglio cosa sento in fondo a tutto il controllo che cerco di mantenere. Mi ha spiazzato.
Al momento Il mio giardino segreto è in effetti la tela che non è intaccata dallo stress quotidiano di un “devo“, ma rimane un luogo è un momento in cui mi lascio libera. Devo ammettere che mi manca molto tatuare. La delicatezza dell’imprimere inchiostro sotto la pelle attraverso dolore e controllo rimane per me un settore totalmente affascinante.
Ho molti progetti astratti al momento, su punti del corpo molto belli, che si possono indossare come gioielli, essere ferma è una tortura. Qui a Berlino abbiamo obbligo di chiusura fino all’inizio di gennaio, quindi ho un po’ di tempo per dedicarmi ai progetti su tela, ma la mano freme per quelli su pelle.
La mia arte pittorica direi e maggiormente influenzata da Pollock, per quanto riguarda la pittura schizzo, Kandinskij per l’equilibrio geometrico, decisamente Art Nouveau per quanto riguarda la decorazione e gli ornamenti.
Mi ritrovo molto steampunk nell’equilibrio tra ornamentale dorato e oscurità della città e gli angoli più nascosti della parte est della città. Mi è capitato di inserire colori come l’oro o l’argento in pittura e schizzate molto scure e dark.
Non posso che menzionare l’influenza fortissima della Urban Art berlinese, questi cumuli di pittura sovrapposti per anni su antichi muri entra nei miei occhi con i suoi contrasti in maniera unica.
Mi mancano artisti come quelli che potevano trovarsi Tacheles (Kunsthaus Tacheles – Wikipedia ) storica house project nella parte di Mitte, era un posto occupato e dedicato interamente all’arte. E questa parte “punk” che andava a creare equilibrio con le Art Gallery costose come quelle di Vivien Westwood mancano molto.
Fare pittura oggi ha senso se non si hanno aspettative, oppure se si è già in un buon circolo di critica e vendita d’arte, perché come sappiamo sono tanti gli artisti e le opere, ma sono i critici e i compratori a farne il vero valore.
Fare pittura per me ha senso perché mi rende felice, mi libera mi alleggerisce l’anima. Non ho aspettative e non ho stress di dovere ma ho completa libertà tra le mie emozioni e i colori.
E questo forse è ciò che fa il valore più grande di ciò che dipingo.
by Stefania Zilio
Se vuoi dirlo con classe fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.
Tra coloro che hanno chiuso i battenti per primi, causa corona virus, sono stati musei e mostre, eppure l’arte ha trovato subito la sua strada riversando la sua comunicazione su un mezzo potente: i social.
Tra video, messaggi o semplici post anche gli artisti di Rhetie hanno continuato a far sentire la loro voce.
Scorrendo le pagine social, tra foto di piatti proponibili e a volte improponibili, canti improvvisati dell’Inno d’Italia sui balconi, si intrufolavano loro, gli artisti, capaci di creare singolarmente delle vere e proprie gallerie d’arte virtuali con lavori in corso d’opera o immagini di tele già realizzate.
L’arte ha vinto anche questa battaglia e noi di Rhetie abbiamo pensato di rendere omaggio alle nostre artiste con un’intervista d’autore.
Come ha reagito il tuo lato artistico durante il lockdown?
Per me il lockdown è stato inizialmente un freno e poi un motore per continuare a sognare: per un periodo, non sono riuscita nemmeno a sognare, ero spaventata.
Poi ho deciso che mi dovevo riprendere.
Dovevo riprendermi il mio sogno per poter vivere una vita normale e così appena ne ho avuto la possibilità ho ripreso in mano i pennelli e la mia pittura en plein air, immersa nella natura, nei colori e nel canto degli uccellini.
In questo periodo mi sono accorta che più stringi l’ambito della libertà, più il sogno cresce e i desideri, così come i sogni, saranno sempre più grandi.
Credo che se una persona non sogna difficilmente può essere felice!
L’arte si è dovuta reinventare puntando tutto sull’online, cosa ne pensi?
In questo periodo di lockdown ho visto un gran movimento infatti anche da parte di artisti che ne hanno sempre fatto un uso sporadico. Si è riversato il mare on line.
Ho visto iniziative bellissime e ho trovato interessante l’accessibilità on line dei musei, un buon modo per diffondere la cultura!
Come vedi il tuo futuro, riesci a fare delle mostre o a partecipare a qualche concorso?
Per quest’anno, che del futur non c’è certezza visto il virus, non ho particolari progetti, mi dedico semplicemente a dipingere! Poi si vedrà.
Grazie Ilaria di averci regalato un po’ del tuo tempo.
Grazie a voi, è stato un piacere
Se vuoi dirlo con classe fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.
Tra coloro che hanno chiuso i battenti per primi, causa corona virus, sono stati musei e mostre, eppure l’arte ha trovato subito la sua strada riversando la sua comunicazione su un mezzo potente: i social.
Tra video, messaggi o semplici post anche gli artisti di Rhetie hanno continuato a far sentire la loro voce.
Scorrendo le pagine social, tra foto di piatti proponibili e a volte improponibili, canti improvvisati dell’Inno d’Italia sui balconi, si intrufolavano loro, gli artisti, capaci di creare singolarmente delle vere e proprie gallerie d’arte virtuali con lavori in corso d’opera o immagini di tele già realizzate.
L’arte ha vinto anche questa battaglia e noi di Rhetie abbiamo pensato di rendere omaggio alle nostre artiste con un’intervista d’autore.
Facciamo un primo riferimento al tuo personale lockdown, che impatto ha avuto sulla tua vita e sul tuo genio creativo?
Ho lavorato in smart working ed ero più impegnata di quando tutto era nella normalità.
Il bisogno di dipingere però è sempre stato forte, anzi direi in questo periodo ancora di più.
Appena un volto prendeva forma e si materializzava ai miei occhi mi sentivo appagata e motivata a proseguire, è stata una medicina meravigliosa per superare il disagio da isolamento.
Hai sperimentato tecniche nuove?
Ho ripreso una tecnica che avevo utilizzato in passato. Sempre con colori a olio, ma anziché utilizzare una tela chiara su cui evidenziare le ombre, utilizzo una tela nera e su questa cerco le luci.
Scrivendo questa cosa mi sembra una metafora del momento che abbiamo vissuto.
Hai dei progetti futuri in cantiere?
Ho molte idee, oltre ad altri volti (tra i quali la commissione di un ritratto).
Mi piacerebbe dedicarmi a temi legati alla natura, sono attratta dal cielo e le nuvole. Farò degli studi specifici prima di cimentarmi nella pittura di questi soggetti.
Secondo te il lockdown ha frenato o accelerato il mondo dell’arte?
Si è tutto riversato nel virtuale d’altra parte non si poteva fare diversamente. Credo che l’emozione di vedere l’opera a quattr’occhi sia altra cosa rispetto a un video.
Forse è proprio questo che abbiamo imparato dall’assenza: l’importanza della creatività (arte, scrittura, musica) , che prima faceva parte del nostro quotidiano e la davamo per scontata.
Voglio essere ottimista e credere che l’arte forse grazie al lockdown ne è uscita rafforzata.
Se vuoi dirlo con un mezzo fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.
Tra coloro che hanno chiuso i battenti per primi, causa corona virus, sono stati musei e mostre, eppure l’arte ha trovato subito la sua strada riversando la sua comunicazione su un mezzo potente: i social.
Tra video, messaggi o semplici post anche gli artisti di Rhetie hanno continuato a far sentire la loro voce.
Scorrendo le pagine social, tra foto di piatti proponibili e a volte improponibili, canti improvvisati dell’Inno d’Italia sui balconi, si intrufolavano loro, gli artisti, capaci di creare singolarmente delle vere e proprie gallerie d’arte virtuali con lavori in corso d’opera o immagini di tele già realizzate.
L’arte ha vinto anche questa battaglia e noi di Rhetie abbiamo pensato di rendere omaggio alle nostre artiste con un’intervista d’autore.
Come hai vissuto e cosa ti ha lasciato il periodo del lockdown?
Mi ha fatto pensare alla fragilità del genere umano. Un piccolo insignificante essere vivente che mette in ginocchio l’intero pianeta dove poco conta essere ricchi o poveri, eccelse creature o misere creature. Quello che ha dimostrato con tutta la sua crudeltà è che siamo tutti fragili e soprattutto uguali.
Tu abiti in campagna non ti sei sentita una privilegiata?
Assolutamente sì, abbiamo un grande spazio verde attorno alla casa perciò potevamo stanquillamente uscire all’aperto.
Posso quindi azzardare che per te non è cambiato molto?
Diciamo che ho fatto cose che non facevo da tempo come leggere, navigare su internet, ovviamente ho dipinto e imparato molti aspetti riguardanti il mondo dell’arte.
Il mio atelier si trova al là del giardino; perciò esco di casa, qualche metro ed eccomi nel mio mondo…questo è il posto che amo di più e che non sento solo come luogo fisico, ma la casa dell’anima.
Quando sono qui i muri di aprono, la fantasia vola e i progetti si accavallano…. non mi stanco mai e sono felice e libera.
Ho trascorso molto tempo nel mio atelier, ho eseguito nuove opere, ho sperimentato nuove combinazioni e nuovi stati d’animo. Ho intrapreso un viaggio che mi porterà oltre e altrove; ho bisogno di cercare cifre stilistiche nuove e linguaggi altri mantenendo comunque la mia riconoscibilità. Penso che tutti noi artisti siamo in una sorta di continua evoluzione.
L’arte nella sua accezione più ampia, secondo te, come ha reagito?
Penso che l’arte abbia avuto un arresto, un rallentamento inevitabile.
Forse le grandi gallerie un po’ meno perché viaggiano a dimensioni maggiori.
Comunque sia sono ottimista, ho percepito già una ripresa, per lo meno le proposte arrivano copiose.
Hai in programma qualcosa di importante?
La mostra a Firenze è stata spostata al 2021. Una personale a Conegliano Veneto alla galleria 900 di Palazzo Sarcinelli, posticipata anche questa. Sono in contatto con un critico d’arte per una personale a Vittorio Veneto. Per il momento sto valutando altre proposte, vedremo cosa succederà.
Grazie Mariagrazia noi di Rhetie ti auguriamo il meglio.
Grazie mille a voi.
E’ stato presentato ieri al Bruto’s Wo-Man di Vicenza il progetto ARTE DA INDOSSARE , Sabrina Perlini ed Elisabetta Maistrello, ideatrici e promotrici del nuovo concept, hanno accolto gli ospiti accorsi presso lo store vincentino in massa.
ll dato significativo da rivelare è stato l’apprezzamento da parte del mondo maschile che si è dimostrato sensibile ed entusiasta di poter indossare il volto di una donna con naturalezza. L’assessore di Vicenza Silvio Giovine si è complimentato per l’iniziativa postando sui social una foto con in mano uno dei capolavori di Elisabetta, come lui, tutti quelli accorsi allo store.
Le due manager non speravano di meglio, visto il periodo che stiamo vivendo, hanno venduto tutti i capi a disposizione ( sono rimaste poche taglie ) in una manciata di ore dall’apertura della presentazione.
Questo dimostra che la vendita emozionale, vantando di un mix di elementi che la compongono, ha la sua rilevanza nel mercato. Il cliente è diventato più esigente e sofisticato, comunicare in modo coinvolgente e motivante, come hanno fatto Sabrina ed Elisabetta, ha confermato come il livello di assertività estremizzato su un prodotto, dà frutti proattivi, il concetto di acquistare un’opera che prima indossi e poi incornici ha conquistato tutti.
Questa nuova visione della personalizzazione della customer experience gratifica il consumatore e le stesse ideatrici, due donne che si sono messe in gioco durante il lockdown e che oggi vedono fiorire la loro idea di esclusività.
Sono seduttive le opere di Elisabetta Maistrello, artista di nota fama e conosciuta per i suoi volti espressivi, dai colori sgargianti e pieni di messaggi subliminali.
Altra caratteristica che contribuisce ad arricchire la definizione della sua arte, è l’elevato valore simbolico dell’opera, primo fra tutti il fatto di essere estraneo allo scorrere del tempo. Indossare un suo dipinto che adornerà una stanza di casa o di un ufficio, acquista un valore senza tempo.
La durata del bene è di fatto un altro elemento strettamente connesso alla qualità. Chiunque acquisti un capo di abbigliamento si aspetta che duri il più possibile. Arte da indossare risponde anche a questo grazie all’osmosi dell’opera.
Qualità esclusività e prestigio sono gli elementi che caratterizzano Arte da Indossare, un Made in Italy che conferma quanto la nostra creatività non abbia eguali al mondo.
Stefania Doimo Zilio
Se vuoi dirlo con un mezzo fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.
Tra coloro che hanno chiuso i battenti per primi, causa corona virus, sono stati musei e mostre, eppure l’arte ha trovato subito la sua strada riversando la sua comunicazione su un mezzo potente: i social.
Tra video, messaggi o semplici post anche gli artisti di Rhetie hanno continuato a far sentire la loro voce.
Scorrendo le pagine social, tra foto di piatti proponibili e a volte improponibili, canti improvvisati dell’Inno d’Italia sui balconi, si intrufolavano loro, gli artisti, capaci di creare singolarmente delle vere e proprie gallerie d’arte virtuali con lavori in corso d’opera o immagini di tele già realizzate.
L’arte ha vinto anche questa battaglia e noi di Rhetie abbiamo pensato di rendere omaggio alle nostre artiste con un’intervista d’autore.
Ciao Bianca, ci racconti il tuo lockdown, come lo hai vissuto?
Non l’ho presa molto bene. Mi è mancato il contatto con le persone, le mie amiche, la mia creatività, la serenità d’animo.
Non ho lavorato per 15 giorni, non toccare i pennelli per me è sintomo di malessere e se vivo questo sentimento mi chiudo in me stessa. Davvero brutto. I pennelli sono la mia serenità, se sono inquieta non dipingo.
Ad un certo punto ci si adatta alla situazione e si impara a convivere con quello che abbiamo.
Sì è vero, dopo una quindicina di giorni di smarrimento mi sono adattata e infatti ho completato due opere che non mi piacciono molto per i colori scuri che ho usato.
Perché?
Di solito non uso colori scuri nei miei dipinti, rispecchiavano forse il momento che stavamo vivendo. Mi sono servite però per sbloccarmi e infatti poi ne ho realizzate altre tre che hanno dato una svolta al mio lavoro.
Che sensazione hai avuto dell’arte in genere?
Secondo me c’è stato un blocco totale anche se tutti si sono riversati sui social. Io sono delle vecchia scuola che pensa che l’arte va vista, spiegata, non può esserci arte senza dialogo.
Hai progetti per il futuro?
Le più importanti sono state rimandate. Sarò al Paratissima a Torino per ottobre e all’Affordable Art a Milano per il prossimo febbraio 2021. Ho appena chiuso una collettiva ad Alzano Lombardo dal titolo significativo La Rinascita con la Fondazione Mazzoleni. Nella sede della Mediolanum ad Arzignano in provincia di Vicenza prima del lockdown avevo allestito una personale. Finalmente farò il vernissage a giorni. Poi per il resto è tutto in divenire, speriamo bene!
Grazie Bianca ti auguriamo il meglio noi di Rhetie.
Grazie tante a voi.
Se a 4 anni un bambino disegna fumetti e sa scrivere lo definisci un bambino prodigio, Massimo Zonari lo è. Qualcuno nasce con la camicia, lui con il pennello che diventerà l’allungamento del suo braccio.
Il suo percorso artistico è una continua evoluzione, da una fervida mente che ama divorare, sentire e vivere la vita, la sperimentazione non può che essere il pane di cui si ciba quotidianamente.
Ho sempre creduto che i pittori debbano avere momenti di crisi, nei quali un rifiuto verso tele e colori sia fisiologico, mi sono dovuta ricredere. Massimo mi conferma che il suo amore per la pittura non ha mai subito cali di desiderio, mi sa che l’eccezione che conferma la regola.
Si appassiona ai murales e all’affresco, tecnica che predilige perché difficilissima, ma non disdegna il legno, il lenzuolo, la tela o la decorazione di arredamenti, a cui dona nuova vita.
Sono stata sua ospite a Codigoro, dove vive attualmente in trepida attesa di ritornare nella sua seconda patria, la Spagna.
Quando sono entrata ho avuto l’impressione di essere nella casa/ studio di Pablo Picasso, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, a Mougins.
Sono entrata in una grande tela dipinta, incompleta. Guizzi di murales, quadri e cornici a terra, pennelli nelle stanze studio, coltre di lenzuola con capolavori dipinti, porte decorate e quadri in ogni stanza.
Non so se definire il suo espressionismo un grido, ho percepito un’onda energetica fortissima, di difficile contenimento.
Massimo riproduce la sua voracità attraverso i colori e solo chi è in grado di vedere tutti i lati di un cubo può comprendere il suo animo.
Esiste un occhio per vedere dentro la parte sensibile dell’essere e uno esterno che contempla la realizzazione dell’opera. I più vedono solo la parte materiale di un sentire esplosivo, feroce e provocatorio.
Per quanto si possa definire un privilegiato, abitando nell’aperta campagna del ferrarese, Massimo durante il lockdown ha espresso la sua rabbia dipingendo.
Finite le tele, le ha rovesciate, ha consumato tutti i vasetti di colori e ha pensato di lasciare un messaggio visibile ai passanti dipingendo un totem, ricavato da un albero in giardino, diventato simbolo di forza e di coraggio per la terribile situazione che abbiamo vissuto.
Gli chiedo, mentre sorseggiamo un caffè, cosa prova mentre dipinge.
Entra in gioco una forza brutale, vivo le tele camminandoci sopra, quasi fossi un tutt’uno, in simbiosi con la mia creatività. Eseguo tratti guidato da emozioni contrastanti che spingono per uscire fuori, è pazzesco ma difficile da spiegare
C’è un cliché ricorrente nelle sue opere: la donna. Si intravede dissociata, mesciata, scomposta in ogni opera che realizza. Ricopre un ruolo simbolico, appartenente all’arte nei secoli e essenza ispiratrice, musa per Zonari.
Gli chiedo chi è il suo cliente ideale e senza mezzi termini mi risponde: “Stronzo, ricco, eccentrico e intelligente, forse mi deve assomigliare!”
Onorata di averlo conosciuto e come centinaia di stronzi, ricchi, eccentrici e intelligenti mi sono innamorata delle sue opere.
Scopri chi è sbirciando sul suo sito massimozonari.com meglio ancora se lo incontri, l’emozione non ha voce, solo grandi occhi per ammirare le opere di questo artista contemporaneo e devo ammetterlo, straordinariamente stronzo, anche se io preferisco chiamarlo POSH
Se vuoi dirlo con un mezzo fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.
Tra coloro che hanno chiuso i battenti per primi, causa corona virus, sono stati musei e mostre, eppure l’arte ha trovato subito la sua strada riversando la sua comunicazione su un mezzo potente: i social.
Tra video, messaggi o semplici post anche gli artisti di Rhetie hanno continuato a far sentire la loro voce.
Scorrendo le pagine social, tra foto di piatti proponibili e a volte improponibili, canti improvvisati dell’Inno d’Italia sui balconi, si intrufolavano loro, gli artisti, capaci di creare singolarmente delle vere e proprie gallerie d’arte virtuali con lavori in corso d’opera o immagini di tele già realizzate.
L’arte ha vinto anche questa battaglia e noi di Rhetie abbiamo pensato di rendere omaggio alle nostre artiste con un’intervista d’autore.
Ci vuoi raccontare come hai passato il periodo del lockdown a livello artistico?
Per me non è cambiato molto, il mio modo di vivere, i ritmi che seguo non hanno subito arresti. Ho il laboratorio in casa, per questo motivo il famigerato “Restate a casa” non l’ho vissuto male, io a casa ci stavo anche prima del lockdown.
Il tuo umore creativo non ha subito tormenti?
Al contrario, sono diventata più creativa. Ecco, forse il fatto di non essere distratta dagli impegni quotidiani che mi portano comunque a seguire i ritmi frenetici della società, mi è stato d’aiuto.
Sono molto paziente, ho un carattere calmo e riflessivo, un vero alleato contro la frenesia generale. Ho sfruttato positivamente il momento utilizzando i social per comunicare con i miei clienti, con le persone che conosco e devo dire che tutta questa calma nel vivere che vedevo all’esterno, a me ha fatto bene.
Hai creato opere nuove?
Sì, ho realizzato un viso in chiave glitch soffermandomi su ogni minimo dettaglio. E’ un volto intenso e morbido nello stesso tempo, dai contorni soffusi. Pensa che l’ho venduto subito durante il lockdown, una grande soddisfazione per me.
Inoltre mi sono dedicata ad una nuova serie di ritratti simultanei e contemporanei nelle tonalità del rosso, progetto dal titolo “Contemporaneity”.
Me lo spieghi meglio?
Certo, si tratta di ritrarre un unico soggetto attraverso una composizione di più tele di diverso formato e dimensione. Del volto metto a fuoco un particolare e lo zummo, il dettaglio emerge in primo piano e si interseca con altri dettagli e con il volto rappresentato per intero. “Contemporaneity” non solo inteso come contemporaneo e attuale ma anche simultaneo, per avere dello stesso soggetto più punti di vista nello stesso momento. Può anche essere un’unica tela, nella quale il soggetto è rappresentato con più immagini diverse. Mi sta piacendo molto e ho notato che è apprezzata anche dai miei estimatori.
Secondo te l’arte ha sofferto nel periodo di fermo?
Un po’ credo di sì, penso però che non sia cambiato tanto durante il lockdown. Gli operatori del settore hanno mantenuto vivo l’interesse sui social con mostre online, musei visitabili virtualmente. Sono stati bravissimi e ognuno di noi ha fatto il proprio meglio per esserci.
Mostre in programma?
Sono saltate le più importanti di quest’anno e quindi se ne riparlerà nel 2021, ma non demordo, continuerò a farmi sentire sui social, visto che ci sono perché non usarli anche per l’arte?
Sono d’accordo con te, voglio continuare ad ammirare i tuoi quadri sui tuoi profili.
Li vedrai, promesso!
ROBERTO MONTANARI IN BASILICA PALLADIANA – SALA ZAVATTIERI
Un’occasione unica per conoscere Roberto Montanari alias “El pintor de los toros”, fino al 26 luglio in Basilica Palladiana a Vicenza.
Roberto Montanari seppur romagnolo di nascita, fu adottato dai vicentini e si integrò a tal punto da creare un vero e proprio salotto culturale frequentato da nomi illustri a livello internazionale.
Il suo amore per la Spagna nacque quando negli anni Sessanta si trasferì a Madrid. Fu letteralmente stregato dai suoi paesaggi e dall’animale simbolo spagnolo: il toro. I suoi quadri lo inneggiano, lo onorano e gli rendono giustizia con dignità e rigoroso rispetto.
Gli spagnoli gli hanno dedicato una via in Estepona, la città dove Roberto esprimeva la sua arte.
Ecco il messaggio del sindaco José María García Urbano dispiaciuto di non essere presente alla mostra di Vicenza:
“Estepona porta la figura di Roberto Montanari nella sua anima e nel suo cuore, e lo ama come uno dei suoi figli perché amava anche la
di Estepona. Per tutto questo, non potendo essere presente con tutti voi a questo evento, vi auguro un piacevole incontro tra famiglia e amici da ricordare e mantenere sempre in vita Roberto Montanari".
Amico di Pablo Picasso e Salvador Dalì fu nominato accademico benemerito dell’Accademia Universale Marconi di Roma e, Accademico d’Italia con medaglia d’oro dell’Accademia delle Arti, delle Lettere e delle Scienze e Cavaliere della Repubblica per benemerenze artistiche, Roberto Montanari è incluso nel patrimonio culturale dell’Emilia Romagna e ha opere in vari musei, tra cui la Pinacoteca di Faenza, il museo casa Giorgione a Castelfranco Veneto.
Giorgio Montanari, figlio dell’artista ringrazia a nome della famiglia l’amministrazione comunale per aver reso omaggio al valore artistico e culturale del papà Roberto, uno dei più grandi pittori italiani dell’arte contemporanea del XX e XXI secolo.
VISITA LA MOSTRA OMAGGIO A ROBERTO MONTANARI
venerdì e sabato dalle 10 alle 16 e dalle 19 all’una di notte, domenica dalle 10 alle 16 e dalle 18.30 alle 23 (ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura).
L’ingresso è gratuito.
L’iniziativa è organizzata dall’Associazione culturale Roberto Montanari con il patrocinio del Comune di Vicenza, del Consiglio Regionale del Veneto, dell’associazione nazionale volontari di guerra Federazione provinciale di Vicenza, dell’Unione nazionale cavalieri d’Italia e con la collaborazione di Building Solution.
Se vuoi dirlo con un mezzo fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.
Tra coloro che hanno chiuso i battenti per primi, causa corona virus, sono stati musei e mostre, eppure l’arte ha trovato subito la sua strada riversando la sua comunicazione su un mezzo potente: i social.
Tra video, messaggi o semplici post anche gli artisti di Rhetie hanno continuato a far sentire la loro voce.
Scorrendo le pagine social, tra foto di piatti proponibili e a volte improponibili, canti improvvisati dell’Inno d’Italia sui balconi, si intrufolavano loro, gli artisti, capaci di creare singolarmente delle vere e proprie gallerie d’arte virtuali con lavori in corso d’opera o immagini di tele già realizzate.
L’arte ha vinto anche questa battaglia e noi di Rhetie abbiamo pensato di rendere omaggio alle nostre artiste con un’intervista d’autore.
Se dovessi definire in una parola il tuo lockdown artistico cosa diresti?
Deprimente! L’ho vissuto proprio male il periodo della pandemia. Non sono riuscita a trovare in me la forza di esprimere il dolore che provavo.
L’essere rinchiusa a forza mi ha demoralizzata e spenta anche a livello artistico. Sai, un conto è scegliere di stare a casa, un altro è essere costretti a restarci. Niente, l’ho vissuta davvero male.
Ti comprendo Carlotta, non è stato facile per molti di noi. Cosa ti mancava di più?
Paradossalmente avevo tutto il tempo disponibile per creare, ma vedi, non è il tempo che mi serve per fare un’opera, ma l’energia e questa mi è mancata molto. Mi sono sentita come un contenitore vuoto, non avevo stimoli e neppure emozioni.
Non hai fatto proprio nessuna opera?
Sì, ne ho realizzate due, pochissime rispetto al mio standard.
Una rappresenta il periodo che abbiamo vissuto. E’ un’installazione composta da un ramo con guanti artistici, tipici della mia arte, appesi. Sono riuscita a venderlo appena postato sui social. E’ stata una bella soddisfazione e soprattutto inattesa.
Poi, essendo un’appassionata di occulto, ho iniziato a creare i miei tarocchi che chiamerò appena completati “Tarocchi d’artista”.
Sono molto curiosa di vederli. Hai progetti per il futuro, qualche mostra?
Sì, se tutto va bene farò una mostra a Trento per l’associazione Campana dei Caduti. E’ molto quotata e spero vada bene. In programma ho anche due concorsi di pittura e un’altra mostra alla Fabbrica del Vapore a Milano a settembre.
Cosa pensi dell’esposizione on line delle opere d’arte?
Per me non funziona. Sono convinta che un appassionato di pittura debba toccare con mano l’opera che intende acquistare. I miei lavori non possono dare il meglio se fotografati. I dettagli, le stoffe damascate che utilizzo, i fiori, le carte da parati, le perle, sono tutti frammenti di una composizione artistica che vedi solo ad occhio nudo, girandogli attorno.
Per questo per me l’online non funziona. Certo mi faccio conoscere grazie ai social, amo però il contatto umano e l’energia che si crea parlando con un mio estimatore. Capisci quanto le mostre per le mie opere siano vitali?
Sono sicura che andrà tutto bene, soprattutto ti auguriamo di ritrovare tutta l’energia che ti contraddistingue.
Grazie mille
A te