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Intervista a Silvia Lampreda da Berlino

Intervista a Silvia Lampreda da Berlino

Se vuoi dirlo con classe fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.

Stiamo vivendo un periodo difficile, ogni settore sente la sua crisi e vive nella speranza di tornare alla normalità. Sappiamo però che niente tornerà come prima, forse ciò che ci aspetta sarà migliore. Crisi è opportunità, rinascita, basta saperla cogliere.

Chi riesce ad esprimere al meglio il passaggio della trasformazione è sicuramente l’artista che con la sua creatività e lo spiccato senso di esplorazione traccia emozioni, pensieri e sentimenti sulla tela.

Silvia è una ragazza che vive a Berlino, tatuatrice e pittrice. Ecco la sua verità, il suo momento e il suo pensiero.

Cara Silvia inizio col chiederti come stai, come stai vivendo questo periodo autunnale e com’è la situazione a Berlino

Ciao cara Stefania, io sto benone, anche se questo periodo ha portato via molto tempo e persone a noi care, ma la vita va avanti.

Cerco di non demoralizzarmi o lasciarmi prendere dalla paura e seguendo le regole generali porto avanti la mia vita e le mie passioni. Berlino sta soffrendo questo periodo come molte altre città europee: purtroppo molte attività e hanno dovuto chiudere e le piccole imprese e liberi professionisti come me, soffrono della mancanza di entrate fisse.

Mi piacerebbe indagare sui limiti della pittura come espressione d’arte, analizzando il rapporto come mezzo di comunicazione o di introspezione. Essendo tatuatrice e pittrice i confini si fanno evanescenti o l’arte contiene tutto?

Devo dire che in questo periodo la mia pittura, il mio stile di tatuaggio si stanno fondendo in una cosa sola. Le astrazioni che dipingo vengono ora riportate su pelle in maniera simmetrica ed ordinata mantenendo però il loro naturale caos

Posso quindi confermare che la pittura sta superando i suoi limiti “entrando nella pelle“. Corpo e tela diventano la stessa cosa, come anche la mia casa diventa il mio lavoro, poiché non posso eseguire la mia professione di Tatuatrice nel mio studio, ma posso lavorare da casa alle mie pitture che diventeranno poi i tatuaggi che farò.

Riesci a leggere una realtà diversa attraverso la pittura, cioè una natura morta può essere politica?

Come ben sai sì, la pittura esprime un altro livello della realtà che viviamo. Esprimiamo così in arte le nostre emozioni e rappresentiamo ciò che le provoca. Come dici tu, sì, una natura morta può rappresentare un aspetto della politica che stiamo vivendo.

Se dovessero chiederti di dipingere un simbolo che rappresenti il 2020 quale sarebbe?

Un simbolo che rappresenti il 2020? Mi viene più da pensare al Kintsugi, arte e filosofia giapponese secondo cui si ripara qualcosa di rotto con qualcosa di prezioso facendo della rottura in una parte della storia dell’oggetto e un punto di forza e bellezza. Abbiamo perso molto quest’anno, persone, speranze e molte cose intorno a noi si sono rotte, ma voglio cercare di concentrarmi ad aggiustare quello che posso con passione. Così vedo questo anno pieno di rotture, ma ognuna di queste aggiustata con forza e bellezza, rendendoci, forse, migliori.

Nelle tue opere c’è astrazione e figurazione, dove inizia l’una e dove finisce l’altra?

Al momento la figurazione nelle mie opere è quasi svanita, o meglio, viene fuori da un estremo astrattismo: trovo, tra i miei schizzi e tra le linee tracciate con pura emotività. Figure nuove, volti, paesaggi, soggetti che non ricerco, ma che trovano me.

Quando graffio il colore sulla tela e devo aspettarne l’asciugatura, mi capita spesso di vedere cose che non ho intenzionalmente disegnato: una delle ultime è un volto che sembra il mio E mentre urlo. Ricordo che quando l’ho visto ho pensato “wow sembra che la tela voglia dipingere me”. O meglio cosa sento in fondo a tutto il controllo che cerco di mantenere. Mi ha spiazzato.

In questo periodo stai sfogando la tua creatività sulla tela oppure è sempre la pelle il tuo giardino segreto?

Al momento Il mio giardino segreto è in effetti la tela che non è intaccata dallo stress quotidiano di un “devo“, ma rimane un luogo è un momento in cui mi lascio libera. Devo ammettere che mi manca molto tatuare. La delicatezza dell’imprimere inchiostro sotto la pelle attraverso dolore e controllo rimane per me un settore totalmente affascinante.

Ho molti progetti astratti al momento, su punti del corpo molto belli, che si possono indossare come gioielli, essere ferma è una tortura. Qui a Berlino abbiamo obbligo di chiusura fino all’inizio di gennaio, quindi ho un po’ di tempo per dedicarmi ai progetti su tela, ma la mano freme per quelli su pelle.

Il tuo lavoro pittorico da chi è maggiormente influenzato?

La mia arte pittorica direi e maggiormente influenzata da Pollock, per quanto riguarda la pittura schizzo, Kandinskij per l’equilibrio geometrico, decisamente Art Nouveau per quanto riguarda la decorazione e gli ornamenti.

Mi ritrovo molto steampunk nell’equilibrio tra ornamentale dorato e oscurità della città e gli angoli più nascosti della parte est della città. Mi è capitato di inserire colori come l’oro o l’argento in pittura e schizzate molto scure e dark.

Non posso che menzionare l’influenza fortissima della Urban Art berlinese, questi cumuli di pittura sovrapposti per anni su antichi muri entra nei miei occhi con i suoi contrasti in  maniera unica.

Mi mancano artisti come quelli che potevano trovarsi Tacheles (Kunsthaus Tacheles – Wikipedia ) storica house project nella parte di Mitte, era un posto occupato e dedicato interamente all’arte. E questa parte “punk” che andava a creare equilibrio con le Art Gallery costose come quelle di Vivien Westwood mancano molto. 

Secondo te, fare pittura oggi ha ancora senso?

Fare pittura oggi ha senso se non si hanno aspettative, oppure se si è già in un buon circolo di critica e vendita d’arte, perché come sappiamo sono tanti gli artisti e le opere, ma sono i critici e i compratori a farne il vero valore. 

Fare pittura per me ha senso perché mi rende felice, mi libera mi alleggerisce l’anima. Non ho aspettative e non ho stress di dovere ma ho completa libertà tra le mie emozioni e i colori. 

E questo forse è ciò che fa il valore più grande di ciò che dipingo.

by Stefania Zilio

rhetie

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