Se vuoi dirlo con classe fallo con l’arte: che cosa sono le opere artistiche se non veicoli di messaggi e contenuti, divulgatori di un pensiero e ricercatori d’anime.
Tra coloro che hanno chiuso i battenti per primi, causa corona virus, sono stati musei e mostre, eppure l’arte ha trovato subito la sua strada riversando la sua comunicazione su un mezzo potente: i social.
Tra video, messaggi o semplici post anche gli artisti di Rhetie hanno continuato a far sentire la loro voce.
Scorrendo le pagine social, tra foto di piatti proponibili e a volte improponibili, canti improvvisati dell’Inno d’Italia sui balconi, si intrufolavano loro, gli artisti, capaci di creare singolarmente delle vere e proprie gallerie d’arte virtuali con lavori in corso d’opera o immagini di tele già realizzate.
L’arte ha vinto anche questa battaglia e noi di Rhetie abbiamo pensato di rendere omaggio alle nostre artiste con un’intervista d’autore.
Facciamo un primo riferimento al tuo personale lockdown, che impatto ha avuto sulla tua vita e sul tuo genio creativo?
Ho lavorato in smart working ed ero più impegnata di quando tutto era nella normalità.
Il bisogno di dipingere però è sempre stato forte, anzi direi in questo periodo ancora di più.
Appena un volto prendeva forma e si materializzava ai miei occhi mi sentivo appagata e motivata a proseguire, è stata una medicina meravigliosa per superare il disagio da isolamento.
Hai sperimentato tecniche nuove?
Ho ripreso una tecnica che avevo utilizzato in passato. Sempre con colori a olio, ma anziché utilizzare una tela chiara su cui evidenziare le ombre, utilizzo una tela nera e su questa cerco le luci.
Scrivendo questa cosa mi sembra una metafora del momento che abbiamo vissuto.
Hai dei progetti futuri in cantiere?
Ho molte idee, oltre ad altri volti (tra i quali la commissione di un ritratto).
Mi piacerebbe dedicarmi a temi legati alla natura, sono attratta dal cielo e le nuvole. Farò degli studi specifici prima di cimentarmi nella pittura di questi soggetti.
Secondo te il lockdown ha frenato o accelerato il mondo dell’arte?
Si è tutto riversato nel virtuale d’altra parte non si poteva fare diversamente. Credo che l’emozione di vedere l’opera a quattr’occhi sia altra cosa rispetto a un video.
Forse è proprio questo che abbiamo imparato dall’assenza: l’importanza della creatività (arte, scrittura, musica) , che prima faceva parte del nostro quotidiano e la davamo per scontata.
Voglio essere ottimista e credere che l’arte forse grazie al lockdown ne è uscita rafforzata.