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I QUADRI CHE METTONO D’ACCORDO TRE RELIGIONI

I QUADRI CHE METTONO D’ACCORDO TRE RELIGIONI

Dall’antico Egitto ai messaggi di pace, Shamira è la dea dell’arte islamica, capace di trasmettere attraverso le sue opere messaggi di pace che vanno oltre al Credo religioso, oltrepassando i dogmi e i preconcetti comuni.

Shamira invade i suoi quadri di testi, di architettura grazie alla scrittura geroglifica e le immagini che parlano della parola di Dio.

La bellezza sta nei simboli, nei significati dei 99 nomi di Dio, nel rispetto di chi prega a prescindere dal nome che intende dare al proprio Dio.

I suoi quadri sono un tramite verso il dialogo di tante culture diverse e nel desiderio di conoscenza gli uni con gli altri.

Shamira Minozzi è una calligrafa-pittrice di fama internazionale ispirata all’arte islamica.

La sua attività artistica e culturale è volta alla promozione del dialogo tra culture differenti. Per questo ha ricevuto molteplici e importantissimi riconoscimenti sia dal mondo arabo, che dalle istituzioni italiane. Ha ricevuto lettere di complimenti per il suo impegno artistico da papa Francesco, dal presidente Mattarella e da molti altri rappresentanti delle istituzioni italiane.

I media internazionali hanno spesso parlato di lei e del suo lodevole impegno artistico, compresa al Jazeera che ha realizzato un documentario su di lei. Le sue opere sono state esposte nelle più grandi città italiane e mediorientali e fanno parte delle collezioni di importanti personaggi del mondo arabo. 

Ho voluto conoscere questa bellissima donna perché la sua arte è magnifica come lo sono le scritture islamiche così affascinanti e colme di significato.

Mi permetto di chiederti che rapporto hai con la religione islamica, al di là che sia la tua fonte di ispirazione nell’arte. Prima di essere affascinata dai simboli e dalla scrittura islamica cosa dipingevi?

Ho iniziato come artista ispirata all’antico Egitto, affascinata della sua cultura e dei geroglifici. Ora, tutti i segni della scrittura geroglifica sono delle immagini, ma anche se la maggior parte della gente che li osserva nelle iscrizioni dei templi e delle tombe non comprende il loro significato, rimane comunque affascinata dalla loro bellezza e sente che sono qualcosa di più di un semplice disegno.

Ho provato questo sentimento vedendo per la prima volta da vicino l’arte islamica quando, entrando in una moschea, sono stata rapita dalla bellezza della calligrafia islamica che adornava colonne e pareti. Non conoscendo l’arabo, non potevo leggere e comprendere i magnifici segni che stavo ammirando, ma la bellezza di quella scrittura mi arrivò direttamente al cuore. Sentivo che quelle forme e quei segni esprimevano qualcosa di sublime e profondo. 

Tornata in Italia, incominciai subito a studiare la calligrafia islamica. Scopri così il grande messaggio di pace portato dall’islam che diventò la mia fonte di ispirazione artistica.

Nacque dunque in me il desiderio di comunicare un messaggio di pace e fratellanza, attraverso la forza della bellezza di innovative composizioni calligrafiche. Decisi allora di mettere la mia arte a disposizione del dialogo tra culture differenti.

Ci puoi spiegare la tua tecnica pittorica?

Credo che la mia arte sia qualcosa di nuovo, non si può classificare in qualche stile già esistente, è una fusione tra arte occidentale e orientale, un incontro di colori e di forme appartenenti ad entrambe le culture. Prediligo dipingere con i pennelli su tela, utilizzando colori acrilici e polvere d’oro. 

Che cosa rappresenta la tua arte? Qual è l’importanza dell’arte per la società e quale ruolo svolge?

È nata in me una forte spinta ad utilizzare la mia arte come mezzo di conoscenza e di comunicazione per creare un fertile terreno di scambio e di dialogo.

La mia è la testimonianza di una donna occidentale che incontra l’arte islamica e se ne innamora a tal punto da diventarne una calligrafa e proporre una nuova rappresentazione della calligrafia islamica. Io credo che si debba sempre sostenere la divulgazione della cultura anche attraverso nuove prospettive.

Dove c’è cultura e conoscenza non esistono pregiudizi, dove c’è scambio culturale c’è il rispetto dell’altro, dove si incontrano culture differenti c’è sempre arricchimento e ispirazione.

Farò un esempio: io sono una pittrice, lavoro con i colori e poniamo il caso che io disponga solo dei colori rosso, giallo, blu e bianco, perché l’unico negozio che conosco e dal quale mi rifornisco dispone solo di queste colorazioni. Incontro poi un venditore di colori straniero che vende il color lilla, arancio, smeraldo e mi fa scoprire anche i colori oro e argento che non conoscevo.

Ora come artista ho a disposizione più colori e la mia creatività sarà maggiore, senza che io debba rinunciare ai miei amati colori base, ma aggiungendone di nuovi che prima non avevo. Questo significa che io non rinuncio alla mia identità artistica aggiungendo nuovi colori, ma anzi, l’arricchisco.

Dobbiamo sempre ricordarci che condividiamo la nostra realtà con culture differenti dalla nostra e che la diversità è arricchimento è stimolo alla conoscenza e che il rispetto reciproco è fondamentale per vivere con giustizia.

Vedo dunque la mia arte come un traghetto tra oriente e occidente e credo che l’arte in generale debba svolgere proprio questo compito: comunicare, istruire, relazionare.

L’arte è in grado di risolvere i problemi della società?

La cultura, le arti e il pensiero portano alla fratellanza, al rispetto e non alla divisione e all’odio. Se la religione “predica” la pace, l’arte è pace. 

L’arte è un potentissimo mezzo di comunicazione e di aggregazione che porta a comprendersi meglio e a vincere diffidenze e pregiudizi, può dunque essere un ponte tra culture differenti, uno stimolo vitale alla comprensione e alla conoscenza. Essa tra l’altro si avvale di un elemento universale e assoluto: la bellezza. Dobbiamo quindi ricercare “la bellezza” e ciò possiamo farlo anche attraverso l’arte, perché essa può essere una grande chiave di accesso al superamento delle nostre personali barriere e farci scoprire e conoscere modi di vedere alternativi e realtà a noi sconosciute.

Esistono molte mostre d’arte che aspirano alla pace e dialogo tra civiltà e religioni. Pensi che queste mostre riescano a raggiungere l’obiettivo desiderato?

Gli artisti che fanno queste mostre e che vogliono perseguire questo intento, debbono usare la loro creatività per dare forza e verità a ciò che vogliono comunicare, debbono pescare nei puri e profondi sentimenti del loro cuore. Lo stesso vale per chi va a vedere queste mostre, occorre andarci con spirito aperto al nuovo, bisogna avere la stessa curiosità che hanno i bambini, i quali non conoscono pregiudizi.

La fede quando è sincera nasce dal cuore, non conosce fanatismo, ma solo amore e gentilezza, desiderio di comprendere e conoscere, senza giudizio e pregiudizio. Il fanatismo è un aspetto innaturale della spiritualità che affonda le sue radici nell’ignoranza, nella debolezza e nell’insicurezza. 

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Per la mia arte islamica prendo ispirazione da quello che provo leggendo il Sacro Corano, osservando la bellezza della natura e di tutto ciò che è bello. Dentro di me nasce il desiderio di condividere e trasmettere queste mie emozioni e il pensiero che le accompagna.

Per scrivere in arabo bisogna conoscere la lingua oppure non è necessario?

Ovviamente bisogna comprendere ciò che si scrive e ciò che si vuole rappresentare. Il messaggio che vogliamo tramettere sulla tela deve essere preciso e corretto. Piuttosto, per creare nuove composizioni calligrafiche, occorre comprendere a fondo i limiti e le possibilità offerte dalla lingua araba nel poterne plasmare e deformare le lettere senza compromettere il significato della parola e per fare questo necessita una buona conoscenza della cultura araba in generale. Copiare lettere e forme che altri artisti hanno ideato non costituirebbe per me nulla di creativo e sarebbe poco stimolante come artista.

In quasi tutte le tue opere compare una farfalla, che significato ha per te?

La farfalla per me rappresenta la trasformazione e la rinascita. Il goffo bruco che si trascina lentamente, si rinchiude nel bozzolo e si trasforma in una splendida farfalla capace di volare leggiadramente. A ciò dovrebbe per me anelare ogni uomo attraverso una sua crescita spirituale.

 A quante mostre hai partecipato in Italia e all’estero?

Ho partecipato a tante mostre si in Italia che all’estero, tra le più importanti: Roma, Venezia, Torino, Milano, Firenze, Londra, Cairo, Abu dhabi, Doha, Algeri, kuwait.

Sei stata parecchie volte nei paesi arabi, come hanno accolto la tua arte e che rapporto hai con loro?

Sono stata accolta sempre molto bene, ricevendo complimenti e ammirazione per il mio operato artistico. 

GRAZIE SHAMIRA E’ STATO UN VERO PIACERE

Grazie a te, a presto.

Stefania Doimo Zilio

rhetie

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