Per i fervidi estimatori del Palladio, ma anche per seguir “virtute e canoscenza” c’è un insolito tour in terra vicentina: “La Strada della Pietra di Palladio”.
Andrea Palladio giunse a Vicenza come semplice tagliapietre finché, grazie ad un binomio perfetto quale il nobile mecenate Pietro Trissino e la pietra duttile e plasmabile che trovò nelle montagne vicentine, divenne il grande architetto Palladio.
Ebbe tanto tempo per studiarla diventandone un profondo conoscitore cosicché scalinate, capitelli, basamenti, colonne, fregi e architravi ornarono le ville dei nobili patrizi veneziani
I blocchi di pietra provenivano da tre aree: Berica, Valchiampo e Altopiano di Asiago. Non fu certamente l’unico, in tutto il ‘600 scultori e architetti come Falconetto, Sanmicheli, Sansovino utilizzarono la stessa pietra, facile da lavorare tanto che si diceva fosse persino tenera e per tagliarla con i sistemi di un tempo doveva esserlo davvero.
Queste cave fanno ora parte di un itinerario turistico, visitabili con guide qualificate, si possono rivivere i luoghi da cui tutto ebbe origine.
Per facilitare la conoscenza vi portiamo nelle cave di Montecchio Maggiore, un complesso detto delle Priare che si trova sotto uno dei due castelli scaligeri di Giulietta e Romeo.
Tutte le curiosità dei visitatori possono essere soddisfatte dall’accompagnatore che sarà lieto di citare aneddoti, storie e verità sui vasti ambienti sotterranei che visiterete.
Uno per esempio racconta che il punto nodale della cavità, nella parte più profonda del sistema ipogeo, è chiamato “il vano della morte”. I condannati a morte venivano gettati in un pozzo, identificato come uno dei tanti camini naturali ancora visibili, seppur sbarrati con una grata metallica.
E’ una leggenda, ma trovandosi vicino ai Castelli di Giulietta e Romeo, potrebbe essere plausibile l’ipotesi che durante le guerre un luogo così nefasto e oscuro servisse da deposito di morte.
Torniamo alla nostra pietra bianca e al suo prezioso valore. Nei Quattro Libri dell’Architettura, Andrea Palladio ne descrive le caratteristiche fisico-meccaniche ed il metodo di lavorazione. Durante la visita alle cave si confronteranno le dinamiche moderne immaginando il passato quando, pochi attrezzi, tanti muscoli e l’arte manuale erano i soli requisiti, per così dire, necessari per essere definito uno scultore.
CONSIGLI AI VISITATORI
– Indossare l’elmetto protettivo ed attivare la torcia o altro dispositivo luminoso forniti dal gestore contestualmente all’ingresso nelle Priare, segnalando all’accompagnatore un eventuale mancato funzionamento.
– Essere abbigliati con capi di vestiario adatti a temperature oscillanti tra i 10°C e i 15°C, oltre che con calzature con suola di gomma antiscivolo (scarpe da ginnastica, trekking o pedule).
– Muoversi in gruppo, con ordine e compostezza, al seguito dell’accompagnatore; la scarsa illuminazione e l’articolazione complessa delle cavità consigliano infatti di non allontanarsi per iniziativa personale dai percorsi predisposti per la visita.
– Non sono consentiti schiamazzi, è vietato fumare, mangiare o bere durante la visita guidata, così come sporcare in qualsiasi modo gli ambienti del complesso ipogeo.
– Non sono autorizzate riprese fotografiche o filmate all’interno del sito delle Priare.